

Perché l’antifascismo è ancora importante oggi?
Viviamo in un tempo in cui spesso si guarda al passato con distrazione o, peggio, con leggerezza. Eppure, ci sono valori che non appartengono solo alla storia, ma che restano attuali e necessari. L’antifascismo è uno di questi. Molti lo considerano solo un capitolo della storia italiana legato al regime di Mussolini e alla Seconda Guerra Mondiale. In parte è vero: il fascismo è stato un periodo buio che ha negato libertà fondamentali, perseguitato oppositori e minoranze, portato l’Italia in guerra e soffocato ogni forma di democrazia. Ma l’antifascismo non è solo un ricordo del passato. È un impegno che continua ogni volta che si difendono i diritti di tutti, che si rifiutano l’odio, l’autoritarismo e la violenza politica. Non riguarda solo i partiti o le ideologie, ma la vita quotidiana: il rispetto delle differenze, la libertà di parola, il rifiuto di ogni forma di discriminazione.
La Costituzione italiana, nata proprio dall’esperienza dell’antifascismo e della Resistenza, vieta espressamente la ricostituzione del partito fascista e l’apologia del fascismo. Non per vendetta verso il passato, ma per proteggere il futuro.
Essere antifascisti oggi significa credere nella democrazia, nella pace, nella giustizia sociale. Significa difendere chi è più debole, ascoltare chi la pensa diversamente, costruire ponti invece che muri. In un’epoca in cui emergono nuove forme di intolleranza, in cui si cerca di dividere le persone in “noi” e “loro”, l’antifascismo resta una bussola morale. Non si tratta di ideologia sterile, ma di umanità concreta. In fondo, il vero senso dell’antifascismo è molto semplice: non permettere mai più che qualcuno possa calpestare la libertà e la dignità degli altri.